Oltre mille persone hanno partecipato alla marcia organizzata a Casal di Principe dai componenti di ‘Stop Biocidio’ e dal Comune di Casal di Principe.
Una marcia con obiettivi ben precisi: urlare forte basta all’inquinamento, ai roghi tossici, alla terra dei fuochi, ai veleni, ma soprattutto per chiedere un intervento deciso da parte del governo.
Cori, slogan e tanti striscioni, quelli delle associazioni che combattono questa ‘guerra’ tutti i giorni.
Una marcia a cui hanno preso parte numerosi volontari di molteplici associazioni, madri con le fotografie dei propri bambini morti per patologie tumorali, medici con camici bianchi, ma anche tanti cittadini che sono tornati in piazza per sollecitare interventi urgenti di bonifica delle aree inquinate dallo sversamento indiscriminato di rifiuti tossici.
Persone sono giunte non solo dalla provincia di Caserta, ma anche dal Napoletano per unirsi in una marcia che ha attraversato il paese dallo stadio comunale fino a Piazza Mercato.
C’era anche una delegazione del Comune di Casal Monferrato, guidata dall’assessore all’Ambiente Luca Gioanola, insieme ai familiari dei lavoratori morti all’Eternit per l’esposizione all’amianto che “mai cade in prescrizione”. “Il problema di Casal di Principe riguarda tutta l’Italia, anche perchè parte dei rifiuti che sono stati sversati qui arrivavano proprio dal Nord. Lo Stato deve porre tra le sue priorità le bonifiche ambientali, per i quali – ha spiegato Gioanola – vanno stanziati più soldi. Noi siamo fermi a quota cinquanta milioni di euro, ne servirebbe altri 50 per la “deamiantizzazione completa” ed evitare altre morti”.
“Chiediamo regole certe, chiediamo che i nostri agricoltori vengano tutelati e non vessati continuamente, perché la gran parte dei nostri terreni è sana, ma bisogna certificare la presenza di questi terreni e bonificare quelli inquinati” è questo il pensiero del primo cittadino di Casal di Principe Renato Natale, in prima fila, insieme con altri attivisti e politici del territorio. “Prima eravamo soli – ha aggiunto – penso alla denuncia del 1988 sulla presenza di rifiuti sotterrati in una cava alla quale nessuna istituzione rispose; oggi non è più così, ma solo per merito nostro che ci siamo ripresi questo territorio”.
“Ci avevano promesso mille militari per due anni per il controllo del territorio, ne hanno mandati solo cento divisi su due province” dice don Maurizio Patriciello che aggiunge: “C’è una legge per il contrasto dei reati ambientali ferma in Senato e nessuno ci fa sapere perché si è bloccata. La risposta che mi sono dato è che i nostri politici vogliono continuare ad avvelenarci. Io comunque – ha assicurato il sacerdote – continuerò a parlare con i ministri; purtroppo però alla fine a pagare sono sempre i cittadini”.
Patriciello inoltre ha invitato tutti i medici “che sanno bene come stanno le cose a denunciarle insieme a noi. Chiediamo – conclude – leggi che vengano in aiuto dei magistrati per contrastare e punire chi inquina ed ha inquinato queste terre. Che fine hanno fatto lo screening ed i 25 milioni di euro che dovevano essere stanziati, tanto reclamizzati dal governo?”